Dopo 100 ore di immersioni e oltre 300 di registrazioni sonore per documentare lo stato dei mari durante il lockdown si tirano le somme e si lavora alla Fase 2
Roma, 28 maggio 2020 – Una squadra di specialisti formata dai nuclei subacquei dei Carabinieri, della Guardia Costiera, della Polizia di Stato e dalla Divisione sub di Marevivo, coordinati per la parte scientifica da Ferdinando Boero, professore ordinario di Zoologia dell’Università Federico II di Napoli e da Enzo Saggiomo, direttore della Fondazione Dohrn, hanno scandagliato i mari della nostra Penisola per osservare, documentare, filmare cosa stava succedendo nei fondali marini durante il periodo in cui le attività dell’uomo erano ridotte e quasi nulle.
Per la prima volta un sodalizio così imponente si è creato tra forze dell’ordine, ambientalisti e ricercatori, una vera e propria task force subacquea, per documentare una situazione che non si verificherà più e che rappresenterà un punto zero per le osservazioni future.
L’operazione è partita spinta dai fenomeni che già nei primi giorni di lockdown si erano verificati, come squali nei porti, delfini e balene vicinissimi alle coste, pesci nei canali di Venezia tornati trasparenti; immagini video diventate immediatamente virali.
Grazie al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa che ha accolto la richiesta di Marevivo e al coinvolgimento degli uomini e delle donne delle forze dell’ordine si è svolta l’operazione “Il mare al tempo del Coronavirus”.
Oggi che la verginità del silenzio e della calma si è rotta con la ripresa di alcune attività, si fa il bilancio delle 100 ore di immersione in 30 siti scandagliati con l’impiego di 60 sub e di 15 ore di girato per documentare l’operazione e oltre 300 ore di registrazioni con gli idrofoni per ascoltare il mare.
“Tre mesi non sono bastati al mare per poter notare dei cambiamenti visibili, dichiarano i coordinatori scientifici- un esempio ci arriva dalle Aree Marine Protette, dove ci sono voluti tempi più lunghi. Difatti dopo anni di protezione ora nei loro fondali c’è un ritorno di vita spettacolare che solo il mare può offrire come la presenza continua dei suoi grandi animali ma anche della vita bentonica di piccoli e preziosi esseri indispensabili per il buon funzionamento dell’ecosistema marino.
Purtroppo nelle immagini che ci sono state sottoposte abbiamo registrato l’impatto delle attività umane come rifiuti di ogni genere: reti abbandonate, reste di plastica utilizzate nella mitilicoltura, batterie, pneumatici e per ultimi anche mascherine e guanti conseguenze del Covid 19”.
Positivo però l’aumento del numero dei pesci, divenuti meno diffidenti nell’avvicinarsi ai sub e straordinaria la registrazione dei suoni, effettuata dagli idrofoni posizionati nei fondali in un mare in perfetto silenzio.* Aragoste, corvine, cernie e saraghi ci hanno fatto ascoltare i loro suoni, la loro voce.
Queste registrazioni testimoniano un punto fermo, il mare senza alcun tipo di inquinamento acustico di origine antropica, un dato questo di grande importanza e interesse scientifico.
Viene da chiedersi cosa succederà ora che il mare sarà percorso di nuovo da centinaia di barche a motore.
“Il pieno appoggio del Ministero dell’Ambiente a questo progetto ci ha consentito di valutare con precisione gli effetti che il blocco imposto alle attività umane dal Covid nel periodo del lockdown ha avuto sull’ecosistema marino – dice Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente – un ambiente che, come era prevedibile, privato dell’influenza delle attività umane si è mostrato visibilmente migliorato. Le immagini che abbiamo acquisito e condiviso, di una bellezza impareggiabile, ci dicono quanto vasta e ricca sia la biodiversità del nostro Paese. Un patrimonio che faremo di tutto per tutelare e proteggere da comportamenti sconsiderati che continuano a metterlo a rischio”.
“L’Arma dei Carabinieri ha accolto favorevolmente l’invito di Marevivo e la richiesta del Ministro dell’Ambiente, offrendo un contributo concreto alla campagna di monitoraggio dei mari italiani durante il periodo di lockdown attraverso l’impegno dei propri nuclei subacquei. I dati raccolti e le osservazioni effettuate insieme ai volontari dell’Associazione permetteranno di verificare eventuali variazioni dello stato di salute degli ecosistemi marini, fornendo utili spunti di riflessione. L’iniziativa rientra nell’ambito di una più ampia e consolidata attività di collaborazione tra l’Arma e Marevivo i quali hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che vede impegnati i carabinieri sia nel settore operativo che in quello dell’educazione alla legalità ambientale”.
“La Guardia Costiera ha raccolto con piacere l’invito di Marevivo, operando con i suoi nuclei subacquei accanto ai volontari dell’Associazione e alle Forze di polizia. Un’azione condivisa volta a tutelare i nostri mari attraverso il monitoraggio del loro stato di salute. Un’attività fondamentale per ripartire con una maggiore consapevolezza delle ricchezze naturali del nostro Paese, che si inserisce nel solco della collaborazione che, da tempo, vede accanto, la Guardia Costiera e Marevivo, insieme per la tutela dell’ambiente”.
“Anche la Polizia di Stato ha aderito all’iniziativa dell’Associazione Marevivo, collaborando con le proprie Squadre Sommozzatori nell’attività di analisi dei mari italiani. Nel corso delle numerose immersioni è stato constatato un effettivo miglioramento dello stato di “salute” dei fondali quale positiva conseguenza al fermo di tutte le attività a causa del Covid-19. Nella circostanza sono state effettuate numerose riprese video e campionature dei fondali, che hanno agevolato i lavori di studio da parte dei tecnici dell’Associazione”.
“Il grande successo dell’iniziativa si deve ascrivere alla passione e all’amore per il mare di tutti i partecipanti – dichiara Rosalba Giugni Presidente di Marevivo – l’obiettivo oggi è quello di passare tutti insieme alla fase 2, la task force subacquea sarà immediatamente operativa per risanare le ferite inferte all’ecosistema marino, per scoprirne le forme di vita ancora sconosciute e per diffonderne la conoscenza”.
*Gli idrofoni sono stati posizionati dal CNR e dalla Fondazione Triton nelle seguenti località:
- Secca della Formica (Palermo)
- Uscita del porto di fronte San Giovanni a Teduccio (Napoli)
- Banco di Santacroce (Castellammare di Stabia)
- Punta Carena (Capri)