Gli incontri del progetto di educazione ambientale “Nauticinblu” di Marevivo Onlus con gli studenti di sette istituti nautici siciliani continuano e s’arricchiscono dell’importante contributo scientifico offerto dell’ ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ente pubblico di ricerca italiano, istituito con la legge n. 133/2008 che opera nell’ambito delle funzioni del ministero della transizione ecologica, e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Sicilia “Adelmo Mirri”, con sede principale a Palermo, uno dei dieci istituti italiani riconosciuti dal Ministero della Sanità, ente sanitario di diritto pubblico che controlla e vigila sulla sanità animale, degli alimenti di origine animale e sulla profilassi e talune patologie.
Una rete di grande eccellenza messa a disposizione degli istituti nautici di Sicilia e strutturata per contribuire a formare una Nuova Generazione Oceano in grado di inserirsi nel mercato del lavoro con maggiore responsabilità e con le conoscenze corrette per promuovere la sostenibilità ambientale. Il progetto è realizzato grazie al sostegno di MSC Foundation, Main Sponsor dell’iniziativa, a Grimaldi Lines, Fondazione Terzo Pilastro e Caronte&Tourist.
Due gli argomenti specifici che questi due organi scientifici hanno voluto portare in aula: l’ISPRA ha approfondito i temi dell’importanza della Biodiversità del Mediterraneo e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Mirri ha offerto una visita del centro e il contributo dei veterinari che hanno esposto gli interventi effettuati in materia di tutela, soccorso e riabilitazione delle tartarughe marine Caretta caretta.
La scelta degli argomenti è motivata dalla forte incidenza che ha la navigazione su questi due importanti aspetti del mondo animale marino, incidendo moltissimo sull’equilibrio dell’habitat naturale che consente a molte specie di sopravvivere.
La ricercatrice Manuela Falautano dell’ISPRA ha illustrato agli studenti le specificità della biodiversità del Mediterraneo, che sappiamo essere la più numerosa e diversificata rispetto anche ai grandi oceani, proprio grazie all’equilibrio creato dal suo microclima, dalla profondità e dalla presenza di una vegetazione che favorisce la produzione di ossigeno e assicura buona salute al mare. Ma la ricercatrice ha anche esposto i grandi pericoli che il mare sta vivendo a causa dell’aumento del clima, della temperatura delle acque, dell’inquinamento e della presenza della plastica e non ultimo anche a causa dell’avvento di molte specie aliene che arrivano nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez e per effetto del traffico marittimo, del fouling (Incrostazioni di specie aliene sulle carene di imbarcazioni) e del ballast waters (acque di zavorra che assicurano assetto e stabilità alle navi in navigazione). Lo scarico delle acque di zavorra nei porti di arrivo contribuisce all’immissione in mare di specie aliene, alcune delle quali oggi costituiscono una vera e propria minaccia per le specie indigene, come il pesce flauto, il pesce coniglio e l’alga Caulerpa taxifolia arrivata in mare a causa dello scarico in mare di acque provenienti da acquari, una specie vegetale in grado di riprodursi in modo incredibilmente veloce e infestante. La ricercatrice ha anche sottolineato il sistema di allerta lanciato dall’ISPRA per l’avvistamento delle specie aliene e come anche il mondo dei social abbia facilitato negli ultimi tempi le segnalazioni alle autorità.
Molto coinvolgente per gli studenti poi la visita virtuale effettuata nella terza giornata del progetto presso il centro soccorso tartarughe dell’IZS Mirri di Palermo e la visione delle tartarughe ricoverate presso la struttura. Eloquenti gli interventi del commissario Salvatore Seminara, del direttore e veterinario Salvatore Dara e dei due veterinari Paolo Monteverde e Paola Palumbo che hanno descritto l’organizzazione e la logistica del centro, le tecniche di riabilitazione e cura delle tartarughe e mostrato una serie di reperti che erano stati ingeriti dalle tartarughe marine soccorse. Importantissime le indicazioni fornite agli studenti sulle metodologie d’intervento da impiegare quando ci s’imbatte in una tartaruga in difficoltà che si è spiaggiata o è emersa in mare aperto o è stata catturata accidentalmente.
“Un nuovo modo di fare scuola – dichiara Fabio Galluzzo coordinatore del progetto in Sicilia per Marevivo – che si afferma portando a scuola la ricerca e la formazione alla sostenibilità. Questi giovani riescono ad ottenere un completamento del loro percorso scolastico di grande valore etico, utile a far nascere una generazione di professionisti più informati e sensibili ai temi della tutela dell’ambiente naturale. Un modo esemplare per fare educazione civica a scuola e per far conoscere le molteplici occasioni offerte ai giovani dalla blue economy anche nel campo della scienza”